Barack Obama ha ereditato dal suo indegno predecessore il più tragico momento economico della storia americana dopo la grande depressione. Una catastrofe che ha colpito soprattutto la classe media, trovatasi dalla sera alla mattina senza risparmi, senza lavoro, senza niente. Merito della sconsiderata corsa al profitto da parte delle grandi banche d’affari che dopo i John Doe degli anni Trenta hanno creato i Larry Crowne del presente.
L’uomo medio per eccellenza
Per ceto, per età, educazione e professionalità, il primo ad andare a spasso quando le cose vanno male, il primo a perdere tutto. Ma anche il primo a rimboccarsi le maniche e a diventare padrone del suo destino, perché chi ha combattuto per tutta la vita, non ha paura di darsi da fare per migliorare la sua situazione. Questo il succo di Larry Crowne, ex cuoco della marina mercantile che dopo essere stato licenziato dal grande magazzino in cui era approdato, torna all’università per poter trovare un nuovo lavoro e affrontare il resto della sua vita.
Seconda regia per Tom Hanks, quindici anni dopo Music Graffiti
E la ruggine si vede, soprattutto nel poco ritmo e negli squilibri narrativi, causati soprattutto dalla sceneggiatura, scritta dallo stesso Hanks insieme alla sua pupilla Nia vardalos, che non prende mai una direzione, indecisa tra la commedia sociale e quella romantica senza riuscire a realizzarsi in nessuna delle due cose.
Eppure, nonostante tutti i suoi difetti e la presenza di una Julia Roberts quanto mai poco convinta e svogliata almeno quanto il suo personaggio, una disillusa insegnante del college pubblico, Larry Crowne è un film da vedere.
Perché fa riflettere in maniera immediata su quello che sta succedendo nel mondo, americano e non solo, e di come basterebbe poco per poter migliorare le cose, partendo da quelle forme di cooperazione spontanee che nel loro piccolo possono fare grandi miracoli. Hanks, dicevano i Simpson, è ancora un personaggio capace di ispirare e infondere fiducia, incarnando quei valori americani che otto anni di presidenza Bush Jr. sembravano avere annichilito.
Larry Crowne è un film smaccatamente politico e pro Obama
Giustamente, figlio legittimo del cinema di Capra del New Deal, massimo sostenitore cinematografico della politica di Franklin Delano Roosevelt. Un’operazione patriottica, quindi, costruita con intelligenza, mostrando come esempi positivi la scuola pubblica, l’imprenditoria giovanile, l’apertura verso il mondo, espletata qui con un omaggio continuo al Made in italy sotto forma di fiammanti Vespa di diversi modelli, dal 50 Special all’ultimo nato.
Cinematograficamente il film vale poco, anche se il discorso finale di Hanks/Crowne è l’ennesima dimostrazione che di attori come lui ce ne sono pochi. e scusate se è poco.