Gli appassionati di fantascienza sono da tempo in attesa dell’arrivo di un nuovo messia della sci-fi in grado di riportare un genere una volta glorioso ai fasti di un tempo. Se sia un nerd il predestinato, questo non è dato saperlo, anche se gli indizi sono molti, visto che non molti hanno il coraggio di avere una collezione di action figure di Guerre stellari da mostrare orgogliosamente in salotto o una riproduzione in scala dell’Enterprise nel garage. J.J. Abrams è certamente uno di questi, così come John Kosinski, l’uomo che è riuscito a dare un seguito a un geniale film come Tron. Sequel decisamente meno geniale, ma comunque con un impianto visivo di grande suggestione. Obiettivo questo replicato e migliorato con Oblivion.
Veicolo sci-fi per il superdivo Tom Cruise, il film racconta degli ultimi giorni sulla Terra, prima del definitivo trasferimento su un satellite di Saturno, di due tecnici addetti alla manutenzione. Il pianeta è stato devastato dalla guerra con una razza aliena che è stata sconfitta a caro prezzo, ma c’è qualcosa che instilla un ben più che ragionevole dubbio in Jack, fino a che non scopre la sconvolgente verità.
La cosa più divertente di Oblivion è proprio l’esercizio per veri nerd alla ricerca delle tante citazioni che Kosinski dissemina per il film, da 2001: Odissea nello spazio a Independence Day, e queste sono quelle più eclatanti. Questo mosaico non aiuta però a dare alla storia la giusta credibilità, ed è un peccato. Perché Oblivion poteva essere un film eccellente se solo avesse avuto uno sceneggiatore in grado di dargli maggiore spessore.
Purtroppo la prima cosa che viene in mente è che Cruise sia la versione in carne e ossa di Wall•E, pensiero che non abbandona lo spettatore per tutto il film, rendendo la visione inevitabilmente traviata, nonostante il vecchio e atletico Tom ce la metta tutta per far passare in secondo piano l’ovvio.
Alla fine, restano delle belle immagini, un paio di sequenze degne di nota, come l’inseguimento dei droni, tra Top Gun e Star Wars, e la convinzione che di registi come Joseph Kosinski in fondo c’è bisogno, perché ha il coraggio di fare un cinema che di fatto non c’è più. La fantascienza è il nostro presente, ormai, e andare avanti nel futuro oggi potrebbe provocare solo incubi terribili.