Una suite con vista sul parco di uno dei più esclusivi alberghi di Londra. Qui incontriamo Josh Brolin, solo poche ore prima recluso sul grande schermo in una camera senza finestre, grasso, barba incolta e capelli lunghi, maglietta e boxer bianchi come costume di scena.
Non dev’essere stato facile per lui lasciare Joe Doucett, protagonista di Oldboy, remake del film cult del regista coreano Park Chan-wook, storia di un uomo gretto e ubriacone che viene rinchiuso in una stanza per vent’anni, accusato dell’omicidio della moglie e liberato per salvare la vita della figlia, per cui verrà aiutato da una giovane dottoressa interpretata da Elizabeth Olsen. Diretto da Spike Lee, uscirà nelle sale italiane il 5 dicembre.
Completo nero, sbarbato, pettinato e sorridente, Brolin è reduce da un tour de force di interviste per Labor Day, ultimo film di Jason Reitman, come lui figlio d’arte, in cui recita al fianco di Kate Winslet, anche lì nei panni di un ex recluso, ma dal cuore d’oro. Il sordido personaggio di Oldboy gli ha invece fatto fare i conti con la sua vita, costellata da arresti per violenza e ubriachezza che hanno contribuito alla fine della sua relazione con l’attrice Diane Lane dopo nove anni di matrimonio. Vista la calma zen con cui risponde, la cura sembra avere funzionato.
Josh Brolin, il suo Joe Doucett è una carogna.
Assolutamente, fatta e finita.
Eppure anche per lui c’è una possibilità di riscatto.
Perché si pone un obiettivo, essere un padre. Personalmente è una cosa che mi ha cambiato la vita, cerco di essere un genitore molto presente e di capire quello di cui hanno bisogno i miei figli senza stargli addosso. È un lavoro duro, e a Joe non interessa perché è uno stronzo egoista.
Quindi la chiave è avere qualcosa per cui vale la pena vivere…
Esatto, ma quello viene solo dopo aver capito che persona si è. La storia di Oldboy ha il suo fulcro nella prigionia, perché è li che avviene la trasformazione di quest’uomo, che non potendo neanche uccidersi, è costretto a confrontarsi con se stesso, scoprendo che avere qualcuno per cui sacrificarsi e a cui dedicare la propria vita può dare un senso alle cose. A me è servito molto…
Il colpo di scena finale, che non riveliamo, immagino le abbia creato qualche problema durante le riprese…
È stato veramente difficile per me. Elizabeth Olsen assomiglia moltissimo a mia figlia ed è stata una cosa disturbante, non sono ancora riuscito a superarla del tutto. La nostra scena di sesso non è stata per niente piacevole, inizialmente durava anche quella undici minuti, poi è stata molto tagliata, ma puoi immaginare quanto ci è voluto per girarla e quanto mi abbia spaventato. A dire il vero ha spaventato un bel po’ di gente sul set…
Ok, allora parliamo d’altro. Nel film ha una serie di trasformazioni fisiche impressionanti.
Mi sono allenato molto prima dell’inizio delle riprese, per mettermi in forma come mi vedete quando esco dalla prigionia. Il problema è stato diventare bolso come è Joe all’inizio. Per motivi di budget non potevamo interrompere il film, come avrei desiderato, quindi sono stato costretto a mettere su dodici chili in dieci giorni, tutti di liquidi, perdendone poi dieci in due giorni. Detta così non sembra male, ma per il corpo è devastante, avevo crampi ovunque a causa dei diuretici. Tutte cose che non farò mai più.
Josh Brolin figlio d’arte: suo padre James è stato uno degli attori più richiesti degli anni Settanta, e per lei sperava tutt’altra carriera.
Mio padre voleva facessi l’avvocato, pensava avessi il carattere giusto. Non è molto diverso, reciti comunque. La sua preoccupazione era che avessi una sicurezza economica, senza capitare in situazioni difficili com’era successo a lui e a molti altri. Ho studiato legge, e mi piace, ma quando ho deciso di intraprendere la carriera artistica mi è stato di grande supporto. Poco tempo fa mi ha detto che sembrava stessi andando in guerra, ero determinato e combattivo e volevo farcela a modo mio. E alla fine ce l’ho fatta. E questo è il più bel complimento che abbia mai ricevuto.