“Passa per il parco, Bitterman. Sai quanto mi piaccia il parco”, e via a tutto gas verso la notte newyorchese ebbra di luna e scotch, di martini e solitudine. Così si apriva Arthur, pellicola del 1981, ma con un gusto retrò, da poter confondere i toni della screwball comedy con le luci della città.
Il regista Steve Gordon raccontava l’edonismo di un’epoca dalla quale siamo tutti usciti vivi (a dispetto di quanto cantavano gli Afterhours) e come noi, probabilmente, il personaggio del milionario alcolizzato Arthur Bach (interpretato da Dudley Moore) rinascerebbe da quello stesso parco. Sfrecciando non più sulla sua Rolls Royce, in compagnia di una prostituta, ma in sella all’ultimo capriccio con le forme di una Batmobile in una Hollywood sempre più invasa da supereroi, il nostro sarebbe sempre in cerca della strada verso la maturità.
Un timido ubriaco con le fattezze di Russell Brand
Come lui avrebbero un altro volto anche i fidati Hobson (Helen Mirren) e Bitterman (Luis Guzman), come pure le due pretendenti al trono di scapolo impenitente: la ricca e odiosa Susan (Jennifer Garner) e l’arguta e semplice Naomi (Greta Gerwig). Arthur oggi farebbe i conti con il ricordo di un padre passato a miglior vita e una madre ossessionata da un matrimonio che non s’ha da fare, almeno secondo le intenzioni dell’interessato.
La società da presentare non è più quella di trent’anni fa. Mr. Bach del nuovo secolo potrebbe essere visto come la parodia di un miliardario alla Bruce Wayne, un incallito playboy con il vizio della bottiglia. I produttori di questo remake diretto da Jason Winer ammettono:
“Sentivamo che era una storia che valeva la pena raccontare ancora, rendendola più adatta al presente, ma senza perdere quel tocco, quei tempi e quei rapporti che hanno reso così speciale l’originale”.
Certo, in un’avventura romantica sintonizzata sulle frequenze della contemporaneità reinventare un maggiordomo dallo humour caustico che valse a John Gielgud il premio oscar come miglior attore non protagonista sarebbe stato anacronistico. E allora perché non mettere in scena un rapporto d’amicizia assai singolare fra un monello e la sua governante? Helen Mirren veste i panni del grande interprete britannico e considera il legame con il datore di lavoro molto più profondo di come appare.
“Assunta quando lui era un neonato, lo ha seguito per tutta l’infanzia e continua a stargli accanto perché, dicono, non è ancora cresciuto davvero”, afferma la Mirren. Anche l’incontro con l’unica donna in grado di cambiarlo meriterebbe un aggiornamento, appigliandosi non più alla brava Liza Minelli, bensì a una giovane Gerwig spigliata, intelligente e abbastanza felice da non voler desiderare di vivere altrove.
E veniamo al mattatore principale: Russel Brand. L’attore è il fan numero uno del film di Gordon e fra le sue ispirazioni, tra Robert Downey Jr, Steve Martin e Robin Williams indica proprio Dudley Moore.
Arhur esce direttamente in versione home video
Distribuito da Warner, ma avrebbe meritato la sala. Speriamo che almeno faccia venir voglia ai più di recuperare anche la pellicola originale.