Cannes 2020 annuncia la sua selezione fantasma. The Cinema Show decide allora di alzare il sipario sul più grande festival della storia dei festival. Volevamo aspettare a dare l’annuncio, ma il momento è arrivato. THE CINEMA SHOW FILM FESTIVAL è realtà. Da adesso in poi lo chiameremo per comodità TCSFF, l’acronimo che ha già commosso il web.
Anticipiamo l’annuncio di Thierry Fremaux di poco, ma per benevolenza nei confronti di una manifestazione che una volta era stata grande inseriremo la selezione ufficiale non appena sarà resa nota. Un gesto di cortesia, prima di accompagnare Cannes in una meritata casa di riposo e lasciare spazio al nuovo che avanza.
TCSFF non è un festival fisico, non è un festival virtuale. Non è nemmeno Cannes 2020, che ha inaugurato la categoria dei festival inventati. No, TCSFF è qualcosa che va persino oltre l’audace colpo del solito noto Thierry.
TCSFF – Festival dei sogni
Esatto, per noi non esiste Fase 2, Fase 3 o 4. Noi andiamo direttamente in fase R.E.M. I consulenti alla selezione sono stati gli aborigeni australiani, il popolo del sogno, e questa volta, aborigeno, quante cose ci siamo detti.
Per questo siamo riusciti a mettere insieme la più grande selezione di tutti i tempi. 114.000 titoli nella fase di preselezione, provenienti da 2.700 nazioni, tra pianeta Terra, Marte, Venere, Giove, Saturno, persino da Acheron e Tatooine.
Abbiamo così potuto apprezzare una nuova versione klingon del Riccardo III (come tutti sanno, non puoi dire di avere letto Shakespeare se non lo hai letto in klingon). Ma anche l’intimista e struggente Loving the Alien vs Predator, e molte altre chicche da oltre i bastioni di Orione e le porte di Tannhauser.
E queste non saranno lacrime che si perdono nella pioggia, perché potremo sempre recuperarle con una bella seduta di ipnosi regressiva.
Naturalmente, il comitato di selezione si è particolarmente soffermato sulle pellicole già pronte per i festival estivi e che non hanno potuto partecipare a causa della pandemia di Covid-19.
Non ce ne voglia quindi Thierry Fremaux, ma The French Dispatch aprirà il TCSFF. Wes Anderson si è detto entusiasta di essere l’autore che aprirà la prima edizione di quello che già si prospetta come il più grande festival di tutti i tempi e di tutte le galassie. Dandoci conferma durante un sonnellino post barbecue, ha approfittato anche per dirci chi vincerà la Champions e fornirci un terno sulla ruota di Firenze.
Nanni Moretti non poteva mancare. Non solo, invece di tre, ci ha portato Sei piani. “Bando all’avarizia” ha dichiarato con la guasconeria che da sempre lo contraddistingue, mentre cercavamo di digerire un pollo ai peperoni alla romana mangiato a mezzanotte passata. Quello al TCSFF sarà l’unico passaggio prima di debuttare all’arena del Nuovo Sacher, dove sarà in cartellone tutta l’estate, sempre rigorosamente rispettando i protocolli di sicurezza.
Ancora cinema italiano, con Andrà tutto bene. L’atteso film di Francesco Bruni è un vero e proprio manifesto della contemporaneità, anche se parla di tutt’altro, ma tanto prima o poi qualcuno lo avrebbe detto, tanto vale farlo noi. Quella di Bruni sarà una proiezione speciale, a cui potranno accedere solo consumatori serali di caciucco, in onore dei natali livornesi del regista e sceneggiatore. E in ogni caso, non ufficiale e solo per pochi intimi, così da poter permettere al film di esordire ufficialmente alla Mostra del Cinema di Venezia, come siamo convinti meriti.
Last but not Least, Diabolik. L’atteso cinecomic dei Fratelli Manetti non poteva mancare. Senza fare facile ironia su come Luca Marinelli e Miriam Leone sarebbero volentieri protagonisti dei sogni di molti italiani di entrambi i sessi, parliamo di uno dei film più attesi dell’anno.
Abbiamo provato ad avere anche Freaks Out di Gabriele Mainetti. Ma qui facciamo sogni, mica miracoli.
Tornando al cinema internazionale, Netflix, dopo avere annunciato che non avrebbe fatto festival quest’anno, ha deciso di fare un’eccezione per noi. “Tanto è gratis” hanno dichiarato solennemente i vertici del colosso dello streaming direttamente da Los Gatos. Sarà quindi nostro privilegio mostrarvi, a patto che vi siate scolati pure la scatola dello sciacquone del water, Mank, l’attesissimo biopic di David Fincher sulla vita di Hermann Mankiewicz.
Altro grande regalo ce lo ha fatto Francis Ford Coppola. Tanto Megalopolis ce lo sogniamo già da quarant’anni.
Parlando di sogni, non potevamo farci sfuggire Tenet, dell’esperto del genere Christopher Nolan. Né il nuovo attesissimo James Bond, No Time to Die. E ce n’è per grandi e piccini, grazie alle anteprime universali oniriche di Soul, nuovo colpo di genio della Pixar, e Minions 2: the rise of Gru.
E poi anche il Napoleone di Stanley Kubrick, Leningrado di Sergio Leone, Via col vento vs Ben-hur, il sequel più atteso degli ultimi 10 anni, quello di (500) giorni insieme, e tante altre chicche che Cannes 2020 si potrà solo sognare.
Cannes 2020: torniamo seri
Anche se in realtà riesce difficile, perché di serio nella scelta di Thierry Freamaux, delegato generale che negli ultimi anni è incappato in molti passi falsi nella gestione del più grande festival del mondo, c’è ben poco.
Una selezione di 56 film fatta apposta perché queste opere non possano andare a Venezia. Una decisione dettata da un’arroganza straordinaria, nei confronti della Mostra del Cinema. Ma anche di tutto il sistema festival internazionale, trattato in maniera feudale da un’organizzazione che negli ultimi anni si sarebbe dovuta fare un grosso esame di coscienza per come gestisce i suoi affari e i rapporti con i suoi clienti.
Che nello specifico, oltre a produttori e distributori, sono anche i giornalisti che da tutto il mondo arrivano in Croisette, ogni anno più leggeri di un organo non essenziale in più, per foraggiare un baraccone che già da tempo restituisce molto poco.
Non ultimo, l’etichetta di Cannes sui film che verranno presentati alle 18:00 del 3 giugno 2020, oltre a essere un’operazione che ricorda più dei mandriani professionisti del Montana o del Wyoming, piuttosto che dei raffinati intellettuali francesi, ha un sapore ancora più inquietante.
Pensate ai molti registi esordienti o all’opera seconda che, come lo stesso Fremaux ha dichiarato, hanno avuto il privilegio di essere unti dalla mano di Cannes 2020. L’impressione, a dire il vero, è che non avessero troppa scelta. Era questo il momento di offrire la propria fedeltà al Lato Oscuro.
Mi echeggia un aggettivo che molti non hanno problemi a usare quando si devono riferire all’Italia. Ma non lo scriverò. Negli ultimi mesi lo stile italiano ha già dimostrato di essere di gran lunga superiore a quello francese.
LEGGI: COMMENTO ALLA SELEZIONE UFFICIALE DI CANNES 2020
Ultima considerazione sulla posizione della Mostra del Cinema di Venezia. Il comitato di selezione è al Lido, con il direttore artistico Alberto Barbera, che immagino sia molto impegnato a risolvere problemi pratici di vario tipo per fare un bellissimo festival che sia sicuro per chi parteciperà. Dal 2 settembre, per dieci giorni, i film non si sogneranno, per quanto il TCSFF sia certamente anche secondo Biennale il più grande festival di ogni tempo.
Ma in questo momento, uno schermo illuminato nel buio di una sala è quanto mai fatto della materia dei sogni.