Il Cinema America ne ha per tutti, in una lotta senza esclusione di colpi, anche bassi, che sta facendo commuovere il web e il cinema italiano tutto.
Se volete sapere tutta la questione passo dopo passo, Gabriele Niola l’ha descritta molto bene su BadTaste.it. Inutile quindi fare il lavoro due volte. Sono altre le questioni da affrontare, che riguardano il perché di questa faida.
In soldoni, il Cinema America, nella persona del suo portavoce Valerio Carocci e dei legali dell’associazione, afferma che c’è un boicottaggio nei confronti delle sue arene gratuite, e in generale di tutte quelle sul territorio nazionale, da parte delle alte istituzioni cinematografiche. Nella campagna mediatica delle ultime settimane ha addirittura fornito nomi, cognomi e e-mail (violando la privacy di alcune delle persone coinvolte per mere ragioni professionali nella questione, vale la pena sottolinearlo) a sostegno della sua tesi.
Insomma, la questione è complessa e a dire il vero anche poco chiara. Per diradare le nuvole, la cosa più semplice è concentrarsi sui veri protagonisti di questa storia: i film.
Per farlo, abbiamo creato un format che sappiamo già far tremare Alessandro Borghese, sull’asse Londra-Amsterdam, tra il sottoscritto e il professor Massimo Benvegnù, studioso di cinema e responsabile della programmazione dell’Eye Filmmuseum di Amsterdam.
Ci sentiamo spesso con il professor Benvegnù, per discorrere di cinema, Springsteen e cucina, tra le molte cose piacevoli che la vita ancora ci offre. Ci si era sentiti a ora di pranzo e in qualche modo, tra Due Cucine, ci sembra di avere trovato l’ingrediente segreto di questa complicata ricetta.
Cinema America e Valerio Carocci avevano, in uno dei vari comunicati, sottolineato il fatto che una proiezione gratuita di Una giornata particolare non avrebbe certo tolto pubblico alle sale cinematografiche. Da qui la mia curiosità…
Professor Benvegnù, mi permette di disturbarla?
Dottor De Simone, sempre un piacere.
Mi scusi l’orario. Stava già mangiando?
Stavo preparando un pasto frugale, del cavolo nero alla piastra.
Frugale, ma gustosissimo. Io sto sbattendo due uova d’anatra, con un goccio di latte, erba cipollina, grana e tabasco. Per fare un’omelette con prosciutto e cheddar stagionato.
Eh, non farmi venire l’acquolina, vecchio mio. A cosa devo il piacere, Alessandro?
Massimo, amico mio, toglimi una curiosità: quante copie avete di Una giornata particolare all’EYE?
Figurati, é stato distribuito dal Filmmuseum, ne avremo almeno una decina. Sottotitolate però.
Certo, chiaramente. Ma poniamo l’ipotesi che il Cinema America ve la chiedesse, voi non potreste rifiutargliela, se i parametri tecnici richiesti venissero rispettati, giusto? E questo vale per ogni cineteca, in Italia e nel mondo, vero?
C’é una procedura. Quando una cineteca FIAF riceve una richiesta di prestito da un cinema o altra istituzione culturale, viene fatta richiesta di avere un garante in un membro o associato FIAF dello stato o regione dove risiede quel cinema. Se un cinema di Roma volesse una copia dall’Eye di Amsterdam, dovrebbe per esempio presentare una lettera della Cineteca Nazionale che garantisse che in quel cinema vengono rispettate gli standard basilari di handling della pellicola. Sai, molti cinema proiettano ancora in 35mm. Ci sono dei cinema a Bruxelles dove mandiamo le nostre copie. Penso che il BFI presti le sue copie al Prince Charles di Londra. E via discorrendo.
Quindi, se il Cinema America avesse accesso alle cineteche, la cosa certamente li aiuterebbe a riempire la loro programmazione, anche a costi molto inferiori di quelli che dichiarano sostenere.
Certo.
In effetti, 1220 euro per Sinfonia d’Autunno francamente sembra apparentemente un prezzo fuori mercato.
Dipende da diversi fattori. Era all’aperto? Era gratuito? I sales agent hanno questa politica secondo cui la visione in sala gratuita uccide le altre forme di sfruttamento del prodotto. Quindi devono far pagare una certa cifra in base a quante persone lo vedono in questa proiezione e che di conseguenza non sentiranno il bisogno di rivederlo per un certo lasso di tempo in alcun’altra forma. Per per esempio, una volta per uno screening di Dracula a cui avrebbero potute assistere potenzialmente cinquemila spettatori, mi chiesero 2000 €, perché quelle 5 mila persone non riguarderanno il film per 4-5 anni. Quella proiezione quindi uccide il mercato. Ma bisogna anche saper lavorare, e ovviamente quei 2000 € non gli diedi.
E ovvio che ci sono dei contenuti che costosi da mostrare. Ma ci sono anche, come dici giustamente tu, decine, centinaia, migliaia, di titoli di library che non aspettano altro che essere mostrati, anche gratis. Per averli bisogna sapersi relazionare con il mercato e con le giuste regole d’ingaggio. Se vuoi avere un film, magari gratis, puoi, se dai dimostrazione di professionalità, di rispetto, anche di un rapporto alla pari e di gratitudine in certi casi. Quindi non puoi avere gratis un film della Universal, ma può avere gratis qualcos’altro. Nei miei 10 anni di carriera di programmatore in una cineteca, istituzionale ma anche economicamente molto attiva commercialmente, ho avuto film gratis da Jim Jarmush, Francis Ford Coppola, Richard Linklater, perché ho giustificato la richiesta in un contesto prima di tutto cultura ed educativo. Alle stesse condizioni, penso che registi italiani ancora attivi, o in vita, o le loro famiglie o fondazioni che hanno i diritti di utilizzo del loro lavoro sarebbero ben felici di interfacciarsi con un azione culturale che lavora sul territorio. Penso per esempio alla Fondazione Carmelo Bene, che possiede tutti i suoi film e che magari, se coinvolta, potrebbe organizzare una retrospettiva.
Anche io da programmer ho avuto simili esperienze. Per Titan A.E, la divisione della 20th Century Fox che gestisce i diritti di proiezione dei suoi film, e che oggi immagino sia diventata Disney, mi chiese 1500 euro per una proiezione gratuita, per un omaggio a Don Bluth e Gary Goldman. La stessa richiesta fatta a Medusa per Aida degli Alberi, per il premio alla carriera a Guido Manuli, venne accordata a condizioni assolutamente di favore.
Cosa diceva Tom Hanks al soldato Ryan “Earn this”, guadagnatelo. C’è gente che si guadagna la credibilità sul campo dopo esperienze decennali, ventennali, trentennali. Credo sia una questione generazionale, siamo nell’era dell’accesso a tutto subito. Ma i film costano, e da qui che si comincia a pagare col sudore, come diceva Debbie Allen in Saranno famosi, con cui siamo cresciuti tu e io. Bisogna guadagnarsele le cose. Per esempio, Park Circus, il più grande sales agent mondiale, che ha inglobato anche Hollywood Classics, ha fatto un’operazione di solidarietà nei confronti delle sale che programmano cinema classico americano, creando un canone di 30 film classici Hollywoodiani che fornisce gratuitamente, per aiutare le sale a ricostruire il loro pubblico. Questo è il motivo per cui, per esempio al cinema Tuschinski di Amsterdam, da quando hanno aperto il primo di giugno, ogni giorno c’è un classico del cinema americano, anche recente, da Harry ti presento Sally a Quei bravi ragazzi. Possibilità ci sono, se hai instaurato un rapporto di fiducia con le persone con cui lavori.
Questo è oltretutto il programma che Park Circus ha fornito a praticamente tutti i drive-in mondiali che opereranno nei prossimi mesi. Solo nel Regno Unito ci sono sei diverse compagnie che operano con lo stesso cartellone, con la sola intenzione di riportare la gente al cinema. Facendole pagare il biglietto.
La questione del riuscire o non riuscire ad avere i film da parte del Cinema America, si potrebbe riassumere così. Tu entri in gelateria, e chiedi:
“vorrei un cono stracciatella e pinoli”.
Il gelataio ti dice “stracciatella ce l’ho, ma pinoli no… va bene nocciola?”.
“Come pinoli no? Le altre gelaterie ce l’hanno”.
“Lo so”
“Anche lei lo faceva!”
“Lo so, oggi non ce l’ho, l’ho finito, non ho trovato i pinoli, non mi andava di andare in pineta. Insomma, va bene stracciatella e nocciola? Stracciatella e noci? Stracciatella e vaniglia?”
“NO! Io voglio stracciatella e pinoli”
“E allora niente gelato…”
esatto
Sai cosa dicevano in quel capolavoro di Billy Wilder: BE A MENSCH. Per dire, all’Eye c’era una bellissima copia 70mm praticamente intonsa di TITANIC, sai quella superfiga col sonoro a sei piste.
Meraviglia!
E tu pensi che la Fox ci abbia permesso di mostrarla? Una copia nostra, nel nostro archivio, nel nostro cinema?
Col cazzo, se vogliamo usare un tecnicismo.
Esatto. Ragazzi, sono le regole. Come non é mai esistita una proiezione di Star Wars non approvata da George Lucas. Ma anche una proiezione di Schindler’s List non approvata da Spielberg, che chiede espressamente di indagare sull’istituzione che la richiede, per non rischiare che venga proiettato nel contesto sbagliato. Noi per mostrarlo contattammo il Jewish Historical Museum di Amsterdam per farci accettare. Vai, vai vai alla Viacom e chiedi di proiettare I predatori dell’arca perduta…
Sempre molto istruttivo parlare con Massimo. Questo per dire che tutta questa situazione si poteva tranquillamente evitare, da entrambe le parti. Ma al netto di colpe, responsabilità, dispetti, rancori, e chi più ne ha più ne metta, è importante fare delle considerazioni. E una opportuna differenziazione.
Quelle del Cinema America non sono semplici proiezioni
Sono eventi gratuiti a cui partecipano talent di rilievo dell’industria culturale. Dal punto di vista del mercato, la kryptonite di qualunque proiezione in una sala chiusa d’estate, anche di un film di cassetta in prima visione. Solo un film evento, per l’appunto, potrebbe contrastarlo, mandando comunque in sofferenza, in questo periodo particolare, gli esercenti che lo programmano nella città. È un fatto, non ammetterlo significa negare l’evidenza.
Oltre ciò, tutta la polemica è passata attraverso canali sin troppo contemporanei, abusati malamente in altre sedi ben più istituzionali. Ancora una volta, la vittoria arride non alla ragione, ma a chi sa urlare nella maniera più efficace. E questo, se permettete, fino a oggi non ha portato stracciatella e pinoli da nessuna parte. Che li possa portare in un dibattito culturale mi sembra praticamente impossibile.
Alla prossima puntata di Due Cucine ne riparleremo sicuramente.