Premessa d’obbligo: noi amiamo il Cinema, come materia e come industria, e amiamo ogni sua componente creativa, produttiva e logistica. Amiamo le storie, amiamo chi le racconta e chi, a volte con grande sacrificio e difficoltá non indifferenti, le porta al pubblico. E ovviamente, amiamo anche il pubblico. Questa narrazione é dedicata a chi la vorrá ascoltare col cuore e la mente liberi di posizioni politiche o preconcetti, allo stesso modo in cui noi cercheremo di raccontarla.
L’estate italiana è fatta di sudoku sulla spiaggia, di gialli a puntate, di rotocalchi e notizie da raccogliere con la leggerezza della brezza marina o del refrigerio d’altura. Per chi si occupa di Cinema, il fattaccio di “nera” dell’estate 2020 è stato sicuramente il caso di “boicottaggio” delle arene estive, in principal modo quelle organizzate dall’associazione Piccolo Cinema America di Roma – non ce ne vogliano le altre realtà, ma siccome fondamentalmente parleremo di “narrazioni” e percezioni dei fatti, ci soffermeremo principalmente su quest’ultima, a causa di una copertura mediatica decisamente sostenuta sul caso.
Tutto comincia il 9 giugno 2020
Quando un post su Facebook di quasi 8000 battute appare sulla pagina de I ragazzi del Cinema America, con un incipt decisamente forte:
Cari amici,
siamo sotto ricatto. Scriviamo questo appello per chiedere aiuto a ciascuno di voi. Ci stanno costringendo ad annullare la stagione estiva de Il Cinema in Piazza. Un’iniziativa che era sopravvissuta a Virginia Raggi nel 2018, alle aggressioni fasciste nel 2019 e quest’anno anche alla pandemia. Il motivo? La lobby dei distributori e delle catene di multiplex sta bloccando le concessioni dei film perché da tre anni vuole costringerci a rendere l’evento a pagamento. I protagonisti di questo attacco sono chiari e identificabili: l’ANICA, presieduta dall’ex sindaco di Roma ed ex Ministro dei Beni Culturali Francesco Rutelli, e l’ANEC, rispettivamente associazioni di categoria dei distributori e dei gestori di sale.Di oltre 140 film richiesti alle case di distribuzione per programmare le rassegne a San Cosimato, Ostia e Cervelletta abbiamo ricevuto più di 120 risposte negative. Non ci autorizzano nemmeno i film di proprietà RAI di autori italiani! Tutti “no” ad offerte economiche pari o più alte rispetto all’usuale valore di mercato per la proiezione di quelle opere con proiettori DCI. Siamo senza film, costretti a chiedere il vostro aiuto per combattere questa battaglia.
Come ogni buona Epopea, o Viaggio dell’Eroe che si rispetti, che il vostro manuale di sceneggiatura sia dell’antica Grecia o di Joseph Campbell, bisogna dal principio identificare un elemento di tempo (“siamo” – ovvero adesso), un problema (il “ricatto”) e i “nemici”.
Il post del 9 giugno, con una bella similitudine ci presenta immediatamente gli avversari passati (Virginia Raggi, i fascisti) e attuali: distributori, multiplex, ANICA, Rutelli, ANEC.
ANICA e ANEC, giusto spiegarlo per i non addetti ai lavori, sono appunto associazioni di categoria che riuniscono a sé produttori, distributori ed esercenti italiani. Come tutte le associazioni, possono indicare linee guida ma non costringere o dettare legge presso i loro iscritti. A parte uno sparuto gruppuscolo di sale e distributori indipendenti, praticamente ogni partecipante dell’industria cinematografica tricolore è associato ad ANICA o ad ANEC.
Cosa hanno fatto contro il Cinema America, e soprattutto, perché li vogliono “ricattare”, al punto tale che quel fatidico 9 giugno, il Cinema America indica il sistema Cinema Italia nella sua quasi totalità e dice “tu sei il mio Nemico”?