Non è un caso che il suo film d’esordio si intitolasse Creature del Cielo. Anche oggi, a quarant’anni da poco compiuti Kate WInslet, la Rose di Titanic è ancora lì, immortalata in un ritratto che resiste a tempo e intemperie. Nel mezzo un Oscar e tanti altri premi, tra cui il terzo Golden Globe fresco fresco per la sua fantastica interpretazione in Steve Jobs, nei panni di Joanna Hoffman, sorta di coscienza del fondatore della Apple.
Il secondo Oscar della carriera sembra non essere un miraggio a questo punto. E continuando con i numeri, a vita di Kate conta anche tre matrimoni, benedetti da altrettanti figli, il primo con Jim Threapleton, quindi con il regista Sam Mendes, fino all’attuale marito Ned Rocknroll, uomo d’affari e nipote di Mr. Virgin, Richard Branson.
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Nata e cresciuta a Reading, poco fuori Londra, figlia d’arte (i genitori recitavano entrambi nel teatro fondato dai nonni materni), Kate Winslet è una delle più grandi attrici in attività. Talento straordinario, ma anche una schiettezza e una sincerità che l’hanno resa un modello per tutte le donne, a partire dalle sue campagne sull’accettazione del corpo e contro l’utilizzo selvaggio di Photoshop. Nei prossimi mesi la vedremo anche nel thriller Codice 999 e nel magnifico The Dressmaker, già acclamato al Torino Film Festival.
Noi l’abbiamo incontrata a Londra e come sempre è stato un grandissimo piacere.
Kate Winslet partiamo da Steve Jobs e dal suo personaggio, Joanna Hoffman, e dal vostro incontro.
Sono stata molto fortunata, è una donna dolcissima e straordinaria, ha capito immediatamente che il mio è un personaggio creato da Aaron Sorkin che racchiude una serie di donne che sono state vicine a Steve Jobs nel corso della sua vita. Il loro rapporto professionale fu relativamente breve, ma Joanna mi ha fatto comprendere chi era l’uomo con cui lei ha condiviso tempo e lavoro. Quando ho chiesto ad Aaron perché avesse scelto proprio lei, lui mi ha risposto semplicemente “perché è una donna fantastica, la adoro”.
Aaron Sorkin mi ha confermato che questo film è una sorta di Canto di Natale di Steve Jobs. Ha avuto anche lei quest’impressione quando ha letto il copione?
No, perché dal punto di vista del mio personaggio Steve non è paragonabile a Scrooge. Joanna conosce i suoi difetti e le sue debolezze e riesce sempre a cogliere il buono che c’è in lui. Sono colleghi e soprattutto amici. Ma capisco quello che intendete.
Il film ha dei dialoghi lunghissimi. Qual è stata la sua reazione quando lo ha letto la prima volta?
La prima cosa che ti colpisce è la bellezza della scrittura, mentre leggi la sceneggiatura hai il film davanti agli occhi. Certo, quando mi sono accorta che a pagina cinquantacinque non avevano ancora smesso di parlare mi sono detta “e che cazzo…”.
L’impianto del film è molto teatrale. Vi ha aiutato questo aspetto sul set?
Assolutamente, soprattutto perché Danny Boyle nasce come regista teatrale ed è riuscito a trasmettere l’energia di chi ha frequentato tanto il palcoscenico, cosa che io non ho fatto. Lo so, sono inglese e ho lavorato poco in teatro, è assurdo ma è così. Abbiamo provato tantissimo, leggendo il copione tutti insieme e muovendoci come fossimo sul set, Danny ricreava gli ambienti mettendo chilometri di nastro adesivo sul pavimento. È stato fantastico.
Joanna era una drogata di lavoro come Steve Jobs e anche un po’ come Kate Winslet?
No, non sono così, negli ultimi due anni ho lavorato tanto solo perché mi era possibile avere la famiglia con me o comunque molto vicino. Girare un film è un processo che ti assorbe completamente per quattro, cinque mesi e io sento il bisogno di fare una pausa ogni tanto.
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Non sono come Michael Fassbender, quel ragazzo è instancabile. E sorride sempre.
Ci sta pensando a una pausa?
Lo potrei fare, ma solo per un po’, non mollerei mai del tutto, amo troppo il mio lavoro e ultimamente ancora di più. Ho quarant’anni, ne sono passati ventitré da Creature del cielo, più della metà della mia vita, e sono ancora qui. Ne sono molto fiera.
Si emoziona ancora sul set?
Sempre. Ogni ruolo mi insegna qualcosa di nuovo e mi regala sensazioni diverse. Arrivo ancora sul set fremendo per sapere cosa succederà al mio personaggio, anche se mi devo svegliare alle quattro e mezza del mattino, come è successo anche per questo film. Ma poi sali in macchina e ti portano al teatro dell’opera di San Francisco e passi una giornata a lavorare con gente fantastica. È favoloso, non c’è niente di meglio.
È vero che per aggiudicarsi il ruolo ha fatto follie?
Direi! Ero in Australia a girare The Dressmaker e mi era arrivata la sceneggiatura. Appena finito di leggerla chiamo il mio agente, ma ero in mezzo al nulla e il telefono non prendeva. Allora decido di fare un videoprovino e mandarlo a Danny. Scelgo tre parrucche dal reparto costumi del film per trasformarmi in Joanna attraverso gli anni. Mentre faccio questa pazzia il mio agente mi dice che Danny è in Nuova Zelanda per parlare con Michael. Fissiamo un appuntamento a Melbourne dove arrivo dopo una notte in macchina dal set. Lo incontro e mi dice: “Kate, guarda che volevo te dall’inizio”.
Un’ultima cosa: se dovesse raccontare la vita di Kate Winslet in tre atti come quella di Steve Jobs, quali sceglierebbe?
Questa sì che è una bella domanda, ma dubito di poter dare una risposta. Mi sono sposata tre volte, può essere un buon inizio?