Werner Herzog sembra vivere una seconda giovinezza da quando si è trasferito negli Stati Uniti. Soprattutto parrebbe aver trovato un rinnovato entusiasmo nei confronti del cinema e le ultime opere da lui regalateci lo confermano, da The Wild Blue Yonder a Rescue Dawn. A Venezia 66 ha segnato un record, diventando il primo regista a potersi fregiare di due film in concorso, la sorpresa My Son, My Son, What Have Ye Done e Il cattivo tenente: ultima chiamata New Orleans. Lo abbiamo incontrato proprio per parlare di quest’ultimo film, mentre eravamo ancora all’oscuro del secondo.
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Werner Herzog, quanto è stato ispirato dalla location di New Orleans, soprattutto dopo l’uragano Katrina?
New Orleans è stata un’idea della produzione dato che dopo l’uragano il governo dello stato ha dato notevoli incentivi fiscali alle aziende che vogliono lavorare in Louisiana. I produttori erano anche imbarazzati a dirmi che la location era quella piuttosto che New York o Detroit, ma per me non poteva andare meglio, non soltanto per la sua morfologia, ma per le sensazioni che emana di collasso morale più che fisico. Pensa che a uno degli incroci in cui abbiamo girato la notte dopo hanno ucciso i due persone in una sparatoria.
Le iguana sono dei protagonisti aggiunti del film…
Adoro dare dei ruoli di grande importanza agli animali e la parte delle iguana l’ho girata personalmente con una piccola camera a fibre ottiche. Mi sono avvicinato a tal punto che l’iguana mi ha anche morso. Eva Mendes era presente sul set quel giorno e non ho mai sentito ridere così tanto una persona.
Cattivo tenente: ultima chiamata New Orleans, pur essendo un film cupo nelle atmosfere, ha anche una grossa dose di umorismo…
Sì, molto umorismo nero, talmente nero che finisce col diventare davvero divertente. In realtà credo che questo elemento sia presente in moltissimi miei film.Tutti mi vedono come un cineasta tedesco assediato dalle sue ossessioni, ma in realtà ho sempre avuto un lato più leggero.
Ovviamente è inevitabile non chiederle fare un confronto con il film di Abel Ferrara…
Questo film non ha niente a che vedere con quello di Ferrara, se non il titolo che è di proprieta della produzione e che è stato scelto per creare un franchise. Non ho visto il film originale e spero di vederlo presto per chiamare Abel e berci una bottiglia di whisky insieme.
Il suo tenente comunque non è poi così cattivo…
Credo si debba essere cauti a dare l’etichetta del buono o del cattivo, perché prima di tutto non renderemmo a Nicolas giustizia per il lavoro che ha fatto sul personaggio. Al secondo giorno di riprese mi ha chiesto perché questo personaggio è così cattivo, ma io gli ho detto di non pensare alle ragioni, se proprio devi pensare a qualcosa concentrati sull’incanto del male.
Eppure, nonostante tutto le brutte cose che fa, gli effetti collaterali sono tutti positivi. Un karma decisamente particolare…
Sono appena tornato dall’india dove ho passato cinque giorni e quattro notti in un posto in cui la gente continuava a meditare e parlare di karma e non vedevo l’ora di scappare. Sono una persona probabilmente che non riesce a cogliere bene l’essenza di questa filosofia, evidentemente, e decisamente non ne ho niente a che fare.
Questo film può essere considerato la sua prima produzione americana a tutti gli effetti. Come vive questa nuova fase della sua carriera a contatto con il cinema statunitense?
Devo dire la verità, sono 40 anni che rifiuto offerte per andare a girare film negli Stati Uniti. Pensate che Richard Gere mi voleva come suo regista personale, ho rifiutato anche Pretty Woman, lo giuro su Dio.
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Comunque, mi piace lavorare con persone valide e non importa che siano anche grandi star e per questo film è stato lo stesso. Eva Mendes per esempio è stata una mia scelta e nessuno ha avuto niente da ridire, perché la volevo fortissimamente e perché è una bravissima attrice.
In questo film viene completamente a mancare tutto l’elemento cristiano che era alla base dell’opera di Ferrara…
Sì, non ci sono valori cristiani o percorsi di redenzione, considero semplicemente la gioia del male.
Val Kilmer ha un ruolo piuttosto limitato. Come mai?
Ho cambiato molto dello script, in particolare tutto l’inizio e la fine. Lavorare con Val è molto bello perché è una persona che dà molto, ma non avevo un grosso ruolo per lui purtroppo e lui ha accettato comunque di farlo, cosa di cui sono molto felice.
A proposito di attori: Klaus Kinski sarebbe stato un perfetto cattivo tenente…
Credo sia arrivato il momento in cui dovremmo finalmente lasciare Klaus riposare in pace.
New Orleans è anche una finestra sull’America di oggi nel suo film…
Senz’altro vero, questo film mi ha dato la possibilità di scoprire un aspetto dell’America molto affascinante, un lato oscuro molto più affascinante di Disneyland e devo dire che lo preferisco. Mi piace l’America, altrimenti non ci vivrei, ma non potrei mai diventarne cittadino, perché non potrei essere cittadino di un paese che accetta la pena capitale, così come la Russia, la Nigeria e il Giappone.
Torniamo alla commedia: Werner Herzog quale preferisce?
Chi veramente mi tocca il cuore è Buster Keaton, la sua solitudine, il silenzio, era il migliore di tutti. Poi viene ovviamente Billy Wilder.