A proposito di metodologia del lavoro, penso alla Marvel, dove ormai sono i film la maggiore entrata. Combattete contro un’industria, mentre continuate a lavorare come una bottega. Nel senso buono ovviamente… Qual è la ricetta? Un padrone che gestisce un’azienda per far lavorare tutti i suoi dipendenti non è facile da trovare.
Sono riconoscente in termini vaghi al destino che mi ha dato una mano e mi ha aiutato nei momenti difficili. Il pubblico ci ha voluto bene e ancora oggi, se pur con numeri che sono un terzo di quelli di una volta, costituiscono un baluardo importante a difesa del mondo del fumetto. Non abbiamo avuto i tracolli che ci sono stati in francia o in spagna all’epoca del fumetto popolare. Sono bravi i lettori che ci sostengono sempre. E poi aiutiamo la fortuna lavorando tutti tanto. Lo scorso week end ho letto e corretto 800 pagine, per dire…
M.M. Rispetto tutte le idee di Sergio Bonelli. Alla Marvel sfruttano qualunque cosa possa portare soldi. Noi non abbiamo mai voluto pubblicità, non abbiamo mai inserito gadget e non abbiamo mai fatto nulla se non per editare fumetti. Perché noi vendiamo fumetti. La Marvel sfrutta il merchandising che gira intorno ai suoi prodotti.
Un successo che continua per voi anche grazie alla più grande rete distributiva italiana, le edicole.
Gli edicolanti ci hanno sempre aiutati. Non perché li conosca o gli mandi il panettone o i cioccolatini. Si è solo stabilito un rapporto di fiducia, perché noi grandi bidoni non li abbiamo mai tirati. Ho avuto anch’io le mie sconfitte, però quando una decina di anni fa alle edicole arrivava il pacco Bonelli, quando la situazione era meno turbolenta con i distributori e la famiglie stavano al chiosco, era una bella cosa, perché i lettori li compravano e non restavano tante rese. Quindi mi hanno dato la loro collaborazione, e mi succede di essere in giro il 10 del mese e vedere in ogni edicola Tex messo là davanti, perché credo abbiano simpatia…
Oltretutto affianco a Repubblica e Corriere, insieme a La settimana enigmistica.
È una loro decisione, certo non abbiamo ispettori che vanno in giro a controllare. So di essere un privilegiato, e gli edicolanti che lavorano con me penso lo sappiano anche loro. Sono tanti anni e non è detto che sia così facile da mantenere, perché nel frattempo passano i disegnatori, passa il pubblico, passano gli scrittori. La nostra è un’isola, non sappiamo cosa succeda dagli altri editori, ma non abbiamo problemi con nessuno.
Sergio Bonelli Editore e il cinema. Un rapporto che, purtroppo, non è mai nato. C’è stato Tex c’è stato Dellamorte Dellamore, quest’ultimo più un rapporto che ha avuto Tiziano Sclavi, adesso c’è questo fantomatico Dylan Dog americano. Eppure il desiderio da parte dei lettori di vedere gli eroi di Sergio Bonelli al cinema c’è.
Intanto il nostro è stato un successo molto italiano. Quindi se uno vuole fare un film deve sapere che avrà di certo una buona accoglienza in Italia, ma che se lo porta in America o in Francia, dove Tex non esce da quindici anni, nessuno saprà cos’è. Il nostro, ormai da molti anni, è un successo italiano, e io sono felicissimo. Poi dico sempre che lavoro per far contenti i lettori italiani. Spesso mi dicono “Se tu cambiassi qualcosa potrebbe andare bene anche negli Stati Uniti”. Ma i miei lettori sono qua, e i nostri tentativi negli Stati Uniti sono sempre stati frustrati. Il cinema. Sai, il cinema è sempre stato anche un problema ideologico per come sono io. In quel Tex non c’entravo, c’entrava mio padre. Lui aveva talmente voglia di farlo che ha accettato tutte le regole del cinema, e io mi sono tirato indietro perché non volevo immischiarmici. Parlavo con il regista, Duccio Tessari, per caso al bar, e capivo che volevano solo i nostri lettori, che all’epoca erano tanti, senza farci partecipare alla sceneggiatura. Anche Hugo Pratt è diventato pazzo per il film di Corto Maltese, poverino. Il cinema pensa sempre che i fumettari non siano capaci. C’è sempre stato questo divario di stima tra cinema e fumetti. Quindi ci siamo sempre in fondo accontentati del nostro lavoro. Questa cosa, invece recentemente negli Stati Uniti è cambiata perché gli autori entrano dentro.
Anche il contrario…sceneggiatori che vanno a fare fumetti e viceversa…
Noi qui abbiamo capito che non c’è speranza perché non c’è collaborazione e neanche denaro. La Marvel ne ha provato uno, il pubblico ha risposto benissimo, e ne è arrivato un altro. È una sorta di patto col pubblico che qui da noi non c’è, o c’è una volta ogni quindici anni. Per esempio del film di Diabolik se ne parla da tanto, saranno almeno dieci anni. Ma oggi, se vuoi fare un film su Nathan Never hai un prodotto che vende cinquantamila copie, e partiva da centomila, non sono i seicentomila lettori di Tex, non sono più delle cifre che attirano, almeno che non ci credi per vendere magliette o magari fare qualcosa in televisione. Io, per esempio, non ho mai spinto per la televisione. Ma magari un film dopo la televisione vanno anche a vederlo.