Cinque frammenti di una storia d’amore tra un uomo e una donna, cinque episodi che nel loro procedere a ritroso si insinuano nell’intimità della vita di coppia, partendo dalla rottura definitiva causata dal divorzio e tornando indietro nel tempo attraverso tradimenti, nascita del figlio, matrimonio e innamoramento.
Con la sua oramai consacrata capacità di scandagliare in profondità l’animo umano, soprattutto quello femminile, François Ozon ci regala un’opera straziante ma delicata, crudele e ricca di sentimenti, fredda e insieme capace di improvvisi squarci di calore; un fedele documentario sulla fine di un amore, dunque, che, grazie a una struttura capovolta e a un uso nostalgico di alcuni successi della canzone italiana anni ’60 (da Bobby Solo a Luigi Tenco, da Gino Paoli a Paolo Conte), non appare disfattista, negativa, ma anzi lascia ampio spazio alla speranza, un necessario spiraglio di ottimismo sul futuro.
La cinepresa avvolge con movimenti sinuosi i corpi dei due protagonisti, scrutandoli fin nei minimi dettagli per renderli più concreti, appunto reali; e ci restituisce l’immagine di una Valeria Bruni Tedeschi mai così coraggiosa nel mostrarsi spogliata letteralmente di ogni inutile orpello. Ozon riesce a cogliere in tutta la sua completezza la fragilità e l’umanità dell’attrice. Ne coglie la forza espressiva, la bellezza esteriore, quell’insieme di caratteristiche specifiche e debolezze che, superando le pur notevoli doti interpretative, ci restituiscono anche la donna e la sua femminilità.