Per Volare c’è bisogno di leggerezza. Ed è probabilmente questo che ha inseguito Margherita Buy per il suo esordio alla regia. Una fortunata coincidenza, dice lei, quella dell’opera prima di tante attrici donne al cinema in questo periodo. Perché è giusto che ora le cose le raccontiamo come le vediamo noi. E più che affermare con decisione concetti, più che mostrare quanto virtuosa potrebbe essere dietro la macchina da presa, Margherita aveva forse bisogno di esplorare, in primis sé stessa, di farsi conoscere per quella che è.
“Vivir con miedo es como vivir a medias!”, faceva dire alla sua Fran Baz Luhrman al suo esordio, lo sfavillante Ballroom. E infatti, nelle interviste di presentazione del suo film Margherita Buy ammette di aver vissuto probabilmente il 30% della sua vita. Nevrotica lo è sempre stata, lo sappiamo tutti e ci ha scherzato sopra Carlo Verdone fino a renderla irresistibile. Così ipocondriaca della vita intera da essere adorabile, Margherita Buy ha interpretato a lungo una sorta di ruolo pubblico: quello dell’attrice impegnata, ma in grado anche di essere al centro di una buona commedia, purché non dovesse urlare, purché potesse mostrarsi spaventata. E di molte cose, per carità, lo è sempre stata davvero. Ma per coloro che hanno avuto il piacere di sperimentarlo, Margherita Buy è anche spiritosa, autoironica, leggera, in grado di scherzare su ogni debolezza umana. E probabilmente è proprio questo lato di sé che finalmente non ha più avuto timore di mostrare in Volare.
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Non siamo fatti per volare, ma possiamo
Difficile non notare il forte autobiografismo: Annabì è un’attrice, una che è rimasta sempre in Italia, che ha visto cristallizzarsi i suoi ruoli, che ha dovuto reinventarsi in improbabili serie televisive poliziottesche (fortunatamente Margherita di questo non ha avuto bisogno), che è rimasta ben dentro la sua comfy zone. I riferimenti sono evidenti, tantopiù che al suo fianco la Buy ha voluto sua figlia Caterina De Angelis per interpretare la figlia di Annabì. E la cosa funziona.
Il film è una commedia leggera, strutturalmente simile a molto cinema italiano, ma ben realizzata e soprattutto sincera. È la storia di un’attrice che nella vita reale non sa recitare, non è capace di tenersi dentro un’emozione, una reazione, una risposta poco consona. E che ha paura di tutto, per questo vive in una fortezza emotiva, in bilico su un equilibrio precario.
Margherita Buy si racconta e prende in giro. Sé stessa per prima, ma anche il mondo di cui fa parte: gli agenti, certi registi, i colleghi, i critici prezzolati. E anche il pubblico, perché no, perché a volte possono anche amarti per ciò che a te piace meno. Tutto è sopra le righe e surreale, eppure così realistico. Forse perché la quotidianità è diventata surreale. E perché tutti, nessuno escluso, alla fine sono in fondo persi dentro i fatti propri, per parafrasare Vasco, e non si ascoltano, non si abbracciano. Anche Annabì è in qualche modo sola, parla senza che nessuno davvero “senta” ciò che dice, anche se è continuamente circondata da persone, anche se un giorno per lei non se lo può ritagliare.
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Un cast in grado di Volare
Sembra proprio una liberazione questo Volare. “Adesso faccio come mi pare!”, sembra dire con un sospiro di sollievo, accomodandosi in poltrona. E Margherita ha scelto anche chi le pareva. Si è circondata di donne, perché le maestranze al cinema sono ancora appannaggio maschile, di amici e amiche, ha dato un delizioso cameo a Giuseppe Piccioni, che le ha dato per primo ruoli importanti, che è un amico importante. Ha voluto Elena Sofia Ricci, sempre bellissima e disposta anche lei a ridere di sé, e si è circondata di un cast di attori uno meglio dell’altro, su tutti Anna Bonaiuto, Giulia Michelini e Pietro Ragusa, che tratteggiano tre personaggi che ognuno di noi può riconoscere, ma con poche pennellate, come direbbero quelli bravi. E ha evitato sul set tutto ciò che non le è piaciuto che altri registi avevano fatto a lei.
Magari Volare non cambierà la storia, ma dovrebbe farlo almeno un po’. Perché per ogni donna che prende coscienza di sé, e lo fa sul serio, ma senza prendersi sul serio, siamo un po’ più ricchi tutti noi.