Due attori leggono lo stesso romanzo, scritto da William Somerset Maugham, lo sentono, lo amano. Ne parlano e decidono di produrre un film basato su quel testo così struggente. Poi capita che quei due siano i belli e bravi Naomi Watts ed Edward Norton e allora ne esce fuori Il velo dipinto, una pellicola fatta di interpretazioni intense, atmosfere soffuse giocate sui primi piani, poche scenografie curate, quasi tutte in interni, e un cast di comprimari di tutto rispetto.
E la macchina da presa si aggira indiscreta in questi interni familiari, mette il dito tra moglie e marito che si detestano, si puniscono, lui il tipo che non dimentica mai di radersi, lei piena di vita, fedifraga, che ama suo marito senza neppure saperlo, che cerca il dialogo malgrado tutto. E sullo sfondo un pezzo di Cina all’alba della rivoluzione, una regione dilaniata dalla siccità e dal colera.
Ma l’amore può crescere anche qui, non quello fatto di cene, cioccolatini e fiori, ma quello di due giovani coniugi che vivono l’uno dell’altro, dei difetti dell’altro, di riscoperte e di carezze non date.
Il velo dipinto prende lo stomaco e lo accartoccia, come solo il cinema sa fare.