John C. Reilly è uno dei migliori caratteristi del cinema americano, ha lavorato con il meglio di Hollywood e del cinema indipendente come comprimario di talento e negli ultimi anni ha avuto anche le sue chance da protagonista. Una di queste è Cyrus, diretto dai fratelli Jay e Mark Duplass, paladini del cinema indie che al loro terzo film sono stati presi sotto l’ala protettrice della Fox Searchlight che ha messo a loro disposizione un budget degno di questo nome e un cast di assoluto valore.
The Cinema Show ha incontrato John C. Reilly all’ultimo Festival di Locarno, che gli ha dedicato un programma speciale, parlando con lui di Cyrus e della sua straordinaria carriera.
Mr. Reilly, ho fatto una lista: lei ha lavorato con Paul Thomas Anderson, Martin Scorsese, Terrence Malick e molti altri tra i più grandi registi di questi anni. Come ci si sente?
Come un agente segreto. Conosco cose di questi artisti che loro ignorano a vicenda. Martin Scorsese non è mai venuto su un set di Terrence Malick e viceversa, invece io so perfettamente come lavora uno e l’altro e lo stesso vale per tutti i registi con cui ho collaborato. Non è una cosa da poco ed è decisamente una vita molto interessante.
E cosa ci dice dei fratelli Duplass, i registi di Cyrus?
Hanno uno stile particolare e personale, come Robert Altman cercano di far apparire la verità davanti lo schermo e per farlo si spingono molto oltre. Cyrus per esempio è girato tutto in ordine cronologico, una pratica faticosa e rara, per me è stata la prima volta. Inoltre, hanno lavorato a lungo sulla sceneggiatura e arrivato sul set mi hanno detto di gettarla via, perché volevano che tutto venisse fuori da noi attori, con cui parlano pochissimo prima di girare, senza fare prove e oltretutto conoscevo a malapena Marisa Tomei.
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Credo che la cosa peggiore per i fratelli Duplass sia che un loro film sembri un film e non la vita vera. E devo essere sincero, viste le mie esperienze precedenti, con Scorsese per esempio, che non lascia assolutamente niente al caso, sul set di Cyrus mi sono dovuto mordere la lingua più di una volta per non dire “Ehi, ma che diavolo state facendo, questo non si fa così”. Eppure la loro sicurezza è affascinante, come lo era la maniacale precisione di Paul Thomas Anderson al suo primo film.
Mi interessa che il film sia stato girato in linea. Che differenza fa per un attore?
Fa una grande differenza, perché quando giri l’ultima scena del tuo personaggio il primo giorno di riprese sei consapevole di dove andrai a finire e come ci arriverai. Girare in ordine cronologico ti porta alla conclusione della storia attraverso un processo molto più reale che coinvolge tutti gli attori con cui stai sviluppando il racconto. Non credo che l’ultima scena di Cyrus sarebbe così intensa se non avessimo lavorato in questa maniera, perché non avrei avuto tutte le sensazioni che avevo provato e accumulato.