Essere figli è difficile. Quanto essere genitori. Ai secondi non viene fornito un manuale, I primi pensano che la colpa delle loro fragilità siano dovute agli errori di chi li ha cresciuti. Essendo tutti figli, e molti anche genitori, è inutile cercare di trovare il bandolo della matassa. Per farlo bisognerebbe osare troppo. Come ha fatto Beniamino Barrese ne La scomparsa di mia madre.
Una madre davvero speciale, prima di tutto, che si chiama Benedetta Barzini, una delle prime vere top model del mondo della moda, una delle donne più belle del mondo negli anni Sessanta e Settanta. Oggi, settantacinquenne, vive quasi come un’eremita, rifiutando tutto quello che una volta le offrivano su un piatto d’argento in cambio di un’esistenza ascetica. E con l’affatto segreto progetto di sparire del tutto, per concludere il suo percorso umano in totale solitudine. Il figlio, Beniamino, ha voluto indagare, scoprire, capire, soprattutto conoscere questa donna.
Perché i genitori sono prima di tutto degli estranei, di cui i figli sanno poco e niente, perché loro non chiedono e gli altri non raccontano. Un corto circuito tanto doloroso quanto naturale, di cui poi tutti si pentono quando è troppo tardi. Allora meglio prendersi qualche maledizione e qualche vaffanculo, ma almeno provare a scoprire chi è mia madre, si è detto Barrese. Non chi era, perché una persona è fatta di presente, passato e futuro. E purtroppo, per quanto ci si provi, si resta quel che si è nello scorrere del tempo, anche se si è convinti del contrario.
La scomparsa di mia madre è un film straordinariamente coraggioso
La prova d’amore estrema e assoluta di un figlio che ha bisogno di sapere per scoprire chi è e chi sarà. Barrese si cimenta in quest’impresa eliminando i filtri, emotivi e narrativi, decidendo di svelare tutto di una donna che ha rinnegato non se stessa, ma un mondo che la voleva diversa da quello che, prima o po,i avrebbe scoperto e deciso di essere. Puro e crudele, il documento che viene presentato al pubblico è una seduta d’analisa collettiva, un momento in cui ci si confronta con una realtà che più universale non si può. Tutti hanno una mamma, che fosse una modella o una donna delle pulizie non muta la sua essenza. Così come non cambia l’essere figlio, che per definizione è tenuto a non superare dei confini. Barrese invece li annulla, spesso con grande ed evidente dolore nel documentare il desiderio di svanire della donna che gli ha dato la vita. Ma anche con una commovente gioia quando riesce a metterla nella macchina del tempo dei suoi ricordi, una gonna che gira e che la porta indietro, rivelando la ragazza che è sempre in lei.
Film prezioso La scomparsa di mia madre. Non privo di necessari difetti che gli impediscono di essere, per fortuna, l’ennesimo, e in questo caso quanto mai non necessario, compito biografico. Barrese preferisce documentare una vita in continua evoluzione. E non è scontato che sia realmente quella di sua madre.