Trey Parker e Matt Stone lo prendono ferocemente in giro in Team America, ma lui non se ne preoccupa, dall’alto del suo successo. Dopo il doppio exploit nei panni di Jason Bourne, la spia senza memoria creata da Robert Ludlum, Matt Damon veste ora i panni della metà dei fratelli Grimm per il visionario Terry Gilliam. Dopo aver lavorato per Coppola, Scorsese, Van Sant, ancora una bella presa per questo eterno ragazzo che abbiamo incontrato all’ultima Mostra del cinema di Venezia.
Matt Damon, lei e Heath Ledger avete subito deciso di scambiarvi i ruoli che vi erano stati assegnati. Cos’è che la spinge a propendere per un ruolo piuttosto che per un altro?
Heath e io in realtà eravamo dell’idea di accettare i ruoli che ci erano stati offerti, sebbene effettivamente ci sarebbe piaciuto invertire le parti. Ma l’idea di lavorare in un film di Terry Gilliam ci sembrava già abbastanza, avremmo accettato di fare anche l’albero. Quando abbiamo incontrato Terry gli abbiamo detto che eravamo felici di lavorare con lui, che avremmo fatto tutto quello che voleva e che, ma giusto per inciso, in realtà a ognuno di noi piaceva il personaggio dell’altro, perché per noi avrebbe significato fare qualcosa di diverso rispetto a quello che di solito ci viene offerto. Dato che Terry non è nuovo a questo genere di cose, gli era già successo con Bruce Willis e Brad Pitt ne L’esercito delle dodici scimmie, allora ha pensato che fosse una buona idea riprovarci.
Lei è cinico come il suo Wilhelm Grimm o crede nelle favole?
Direi che credo decisamente nelle favole. Il fatto di essere un attore, vivendo perennemente in mondi e situazioni inventate, ti permette al massimo di diventare realista, ma dubito che sarei mai in grado di essere cinico.
La sua carriera è stata molto strana. Ha praticamente esordito con un Oscar per la migliore sceneggiatura in coppia con Ben Affleck per Will Hunting. Poi molti film indipendenti e ora blockbuster di successo. A questo punto, c’è una scelta da fare, una direzione da dare al suo essere attore e magari, più avanti, anche qualcosa di più?
Non sono una persona che elabora strategie a lungo termine, determino la mia vita futura di progetto in progetto, quindi diciamo che so quello che farò da qui a sei mesi, ma non di più. Ho sempre cercato di lavorare in film molto diversi tra di loro, perché amo sperimentare cose nuove e affrontare ogni giorno delle novità. È anche per questo che faccio l’attore, altrimenti avrei fatto il ragioniere. Il mio desiderio è di continuare a lavorare con persone diverse e avere ruoli diversi, così come vorrei prima o poi ricominciare a scrivere per il cinema e certamente affrontare la regia, dato che ho la fortuna di essere diretto da cineasti che mi stanno insegnando molto in questo senso. Per il momento, comunque, preferisco concentrarmi sulla recitazione, perché le cose stanno andando molto bene.
Anche il suo ottimo amico George Clooney è diventato un bravo regista ed era qui a Venezia. Lo ha incontrato?
Sì, abbiamo cenato insieme l’altro ieri sera. È vero, George è molto bravo e mi auguro di poter diventare come lui. Sta sviluppando la sua carriera dietro la macchina da presa in maniera silenziosa e credo che la gente lo stia sottovalutando sotto questo aspetto, il che lo sta anche favorendo, perché gli permette di lavorare in totale libertà.
Come considererebbe The Brothers Grimm? È un horror, una favola, un grotesque?
Credo sia difficile inscriverlo in un genere e questa è la cosa positiva, da una parte, ma è anche un grosso problema per lo studio che non riesce a trovare la giusta formula per poterlo vendere come prodotto d’intrattenimento. Non è un horror, non è una storia d’amore, non è una favola, credo che la maniera migliore sia definirlo per quello che è: un film di Terry Gilliam, un genere tutto nuovo.
Qual è stata la scena più difficile del film?
Prima di tutto c’è una considerazione tecnica da fare. Terry utilizza grandangoli incredibili, quindi quello che spettatore vede è una bella fetta di set e questo crea un bel po’ di problemi, perché bisogna riempire la scena di dettagli e Terry ama mettercene il più possibile. Quando si lavora bisogna quindi prestare una grande attenzione a tutti i particolari ed è difficile, perché in questa maniera ogni inquadratura è un lavoro incredibile, la combinazione perfetta di una quantità di elementi. Non abbiamo avuto problemi di recitazione, quanto di logistica vera e propria. Anche per questo siamo stati costretti a ripetere un’infinità di volte molti ciak.
Lei e Ben Affleck avete cominciato insieme, ma poi le vostre carriere sono proseguite in maniera molto diversa. Si possono considerare le due facce della medaglia del movie business?
Credo sia un po’presto per giudicare, soprattutto se pensiamo che Will Hunting risale a soli sette anni fa. È vero, Ben non ha avuto molta fortuna in alcune delle sue scelte, ma è giovane, direi che è un po’ presto per dire che la sua carriera è finita, perché è anche vero che stiamo parlando di un attore di grande talento e questo la gente tende a dimenticarlo. Oltretutto so che ha un paio di film in uscita che molti ritengono fantastici e se dovesse essere davvero così, allora tutti parlerebbero della rinascita di Ben Affleck. Questa è un po’ la follia dell’ambiente cinematografico, dare subito addosso a chi si trova in un momento di difficoltà. Ben è nel pieno della sua carriera che è oltretutto in pieno sviluppo. Per fare dei bilanci bisognerebbe aspettare dieci, forse anche vent’anni.
Anche lei sta per uscire con alcuni grossi film. Da quale si aspetta le maggiori soddisfazioni?
Ovviamente da tutti mi aspetto il massimo. Il primo sarà Syriana e spero che questo vada davvero molto bene, così come nutro grandi speranze per il nuovo film di Martin Scorsese, The Departed, e per The Good Sheperd, un film che Robert De Niro ha cercato di realizzare per otto anni. Sono a un punto della mia carriera in cui posso scegliere film che siano potenzialmente dei grandi film. È difficilissimo riuscire a farne uno, le componenti che devono combinarsi sono moltissime, ma almeno ho la possibilità di scegliere quelli che hanno le potenzialità maggiori per riuscirci.
Ci può dire qualcosa a proposito del terzo film della serie di Bourne?
Stanno scrivendo la sceneggiatura, la leggerò quando sarà conclusa e se sarà buona come le due precedenti lo farò.