Escape Plan 2, secondo episodio dell’ennesimo franchise di Sylvester Stallone, che perde Arnold Schwarzenegger e diventa mentore di una nuova generazione di evasi professionisti.
Sono passati più di quarant’anni da quando un giovane senza neanche i soldi per mangiare impone a un produttore già navigato, Irwin Winkler, di interpretare la sceneggiatura da lui stesso scritta su un giovane sbandato di Philadelphia che sfida il campione mondiale dei pesi massimi.
Come andò lo sanno tutti, e da lì è nata la leggenda di Sylvester Stallone. Rocky vinse l’Oscar per il miglior film, diventò la prima grande saga creata da quello che era destinato a diventare un’icona del cinema d’azione di tutti i tempi. Rambo, Cobra, le commedie d’azione come Tango & Cash, ma anche i ruoli scelti per dimostrare di essere anche un attore, non solo un ghigno con un fucile automatico.
Lo fa con Copland, confrontandosi con colleghi come Robert De Niro e Harvey Keitel, e non ne esce sconfitto, perché Rocky Balboa, in un modo o nell’altro, non perde mai. E quando capisce di non poter più fare tutto da solo, ecco che mette insieme una squadra vincente.
The Expendables, e ora Escape Plan
Ray Breslin, l’esperto di evasioni per testare le carceri di massima sicurezza, ha da tempo messo insieme un team che lo supporta nelle missioni più difficili. Un membro del team viene rapito e imprigionato in un carcere computerizzato dove i detenuti vengono costretti a combattere tra loro. Per riuscire a liberarlo e salvarlo, Ray dovrà dare fondo a tutte le sue capacità e a quelle della sua squadra, chiedendo anche l’aiuto di un vecchio amico.
Escape Plan era un sogno per tutti gli orfani del cinema testosteronico degli anni Ottanta, grazie all’agognato team up Stallone – Schwarzenegger. L’incontro non diede gli effetti sperati in termini di botteghino, ma Sylvester Stallone non se l’è sentita di abbandonare il personaggio quando lo sceneggiatore Miles Chapman è tornato con una nuova storia d’evasione, in tutti i sensi.
Il risultato è un film molto più moderno, costruito secondo le convenzioni narrative del videogioco per poter fare colpo su un pubblico molto più giovane, proprio quello che era venuto a mancare nel primo film, strettamente legato alla lezione degli anni Ottanta.
Escape Plan 2 – Ritorno all’Inferno è un prodotto commerciale
Nel più squisito senso del termine. Costruito soprattutto per raccogliere consensi nel ricchissimo mercato cinese, mettendo al centro dell’azione una star come Xiaoming Huan, Escape Plan 2 è anche il refugium peccatorum di chi non ce l’ha fatta, dalla bellissima Jaime King (l’abbiamo vista da poco in Ocean’s 8 in un piccolo ruolo) a 50 Cent, fino a Jesse Metcalf, la grande giovane speranza mai sbocciata.
L’eccezione che conferma la regola è Dave Bautista, ma un Guardiano della Galassia può fare quello che vuole. Il risultato sono alcune discrete sequenze di combattimento inserite in una trama inutilmente complicata ma anche prevedibile come il tre dopo il due. Ma poco importa, dato che a proposito di tre, il prossimo piano di fuga e già in post produzione, sempre con Stallone al comando.