Aaron Sorkin, sceneggiatore di The Social Network e Steve Jobs, ha detto più volte che Jessica Chastain era la prima scelta per interpretare Molly Bloom, ex campionessa di freestyle trasformatasi in regina del poker clandestino americano, vantando clienti come Leonardo DiCaprio e Ben Affleck.
Una storia incredibile, dalle stelle alle stalle, perfetta per il talento eccezionale di Jessica Chastain, 41 anni appena compiuti e portati meravigliosamente, sposata da un anno con il manager italiano Gian Luca Passi.
Lanciata da Terrence Malick in The Tree of Life, dal 2011 ha collezionato due candidature all’Oscar e cinque ai Golden Globe, l’ultima proprio per avere vestito i panni di miss Bloom in Molly’s Game che arriverà nelle sale italiane il 19 aprile. Ne abbiamo parlato con lei a Londra, infreddolita sotto un plaid su di un comodo divano, spiritosa e soprattutto molto sicura di sé. Una donna che ha scommesso su se stessa, vincendo
Jessica Chastain, Aaron Sorkin ha detto di avere scelto lei perché ha un carattere molto forte. Ha ragione?
Credo di sì, anche se ho i miei momenti di debolezza e di fragilità, come tutti. Le donne sono tutte forti, perché devono confrontarsi con tante difficoltà. Più che il carattere, credo che sia la mia onestà a lasciare spiazzati, dico sempre quello che penso.
Una qualità che ha colpito anche Molly Bloom?
È stata lei a indicarmi ad Aaron, e ne sono molto felice. Una donna straordinaria che ha dovuto subire di tutto, dalla mafia russa al governo degli Stati Uniti. E lei ha sempre combattuto, facendo le regole, fino in fondo, piegandole a suo favore in un sistema dominato da uomini.
Lei gioca a poker?
No, ho giocato qualche volta da bambina puntando caramelle. In generale non mi sento a mio agio con il gioco d’azzardo, ho problemi anche con i soldi del Monopoli, l’idea di puntarne di veri mi sconvolge.
Quali sono state le sue fonti?
Molly, prima di tutto, è stata fondamentale per capire il suo mondo. Poi ho visto decine di tornei su YouTube, e ho frequentato posti in cui si organizzavano tavoli privati. Molte delle persone che ho incontrato avevano giocato per Molly e parlavano del suo libro. Quando dicevo loro che l’avrei interpretata mi guardavano come una spia.
Un bravo pokerista recita una parte in ogni partita. Come un attore.
Da una parte è vero, bluffa e indossa una maschera, ma non è il mio stile. Recitare per me significa sempre essere sincera, con me stessa e con il pubblico.
Con i suoi tweet è stata tra le prime a sostenere le vittime di Harvey Weinstein appena scoppiato lo scandalo.
Non ho fatto niente di speciale, al contrario di tutte le donne che hanno denunciato le violenze subite. Ma in ogni caso, è un grosso errore pensare che Weinstein sia il male, è solo un sintomo di una situazione generale, che non coinvolge solo il mondo del cinema, ma la società in generale.