Non a tutti capita di poter vedere il proprio film d’esordio proiettato nella splendida Piazza Grande di Locarno davanti a un pubblico immenso che si contorce dalle risate sulle sedie, scomodissime oltretutto. Todd Phillips ha avuto questo privilegio con Road Trip, vero e proprio omaggio al cinema giovanilistico e guascone degli anni Ottanta che insieme al primo episodio di American Pie ha contribuito a dare una nuova spinta al genere nei primi anni 2000.
Phillips, come i fratelli Weitz registi e autori della torta americana, è però un cineasta con dei numeri, dimostrandolo coi fatti dopo questo folgorante esordio sia con la sua attività di documentarista che con i suoi prodotti d’intrattenimento, da Old School a Starsky e Hutch.
Una notte da leoni è una variazione sul tema
Quattro amici vanno a Las Vegas per l’addio al celibato di uno di loro. Si ritroveranno senza ricordare neanche un secondo della scatenata nottata che li ha portati a trovarsi a tu per tu con una tigre nel bagno della loro suite del Caesar’s Palace. Scorretto fino all’inverosimile, scatenato nel ritmo e nelle situazioni, al limite dell’immaginabile, Una notte da leoni è molto più di quello che vuole far sembrare.
Dietro la facciata da film per moviegoers da multiplex, infatti, si nasconde un’opera malinconica e delicata, la storia di un gruppo per cui i viaggi del divertimento stanno per finire, sostituiti dalla famiglia, il lavoro, le responsabilità, insomma, l’età della maturazione. Ne esce fuori una sorta di Fandango dei giorni nostri, in cui alla fuga dalla crescita obbligata causata dal convulso periodo che furono gli anni Settanta, segnati dalla guerra in Vietnam che ha praticamente azzerato i sogni di una generazione, si sostituiscono le ansie di un gruppo di trentenni che non riesce a trovare una dimensione e che finisce col dimenticare l’evasione e non la realtà dalla quale cerca di scappare.
Per questo non si riesce a non farsi coinvolgere da questi tre pazzi scatenati che si risvegliano come dopo un’incursione tra le linee nemiche, capaci di ogni tipo d’eccesso solo per riuscire a liberare quella poca energia che la quotidianità concede loro. Phillips non giudica i suoi eroi, ma li lascia fare, aiutato in questo da un cast assolutamente straordinario, dal bello di turno Bradley Cooper, un Ferris Bueller cresciuto e cinico, allo sfigato Ed Helms, prototipo dell’americano medio pronto a gettarsi a capofitto in una notte di ordinaria follia, fino al geniale Zach Galifianakis, vero e proprio prodotto della cultura white trash americana.
Una notte da leoni è un film tutt’altro che da sottovalutare
Unisce situazioni esilaranti, che arrecano gradevolissimi crampi allo stomaco causati da risate incontrollabili, a una malinconia di fondo che aumenta l’effetto comico delle situazioni surreali in cui si cacciano i three amigos. Phillips crea una suspence straordinaria eliminando ogni traccia della notte da leoni, lasciando gli spettatori sempre più a bocca aperta fino alla soluzione della matassa e al rassicurante e agrodolce finale, che chiude idealmente il tempo dei giochi e che scioglie ogni dubbio sulle qualità notevoli di questa intelligente commedia americana.