L’abbiamo attesa e temuta, l’abbiamo richiesta, agognata. Ne abbiamo parlato moltissimo, sia fra noi addetti ai lavori, che ascoltando gli umori del pubblico. Finalmente abbiamo una data di riapertura per le sale cinematografiche: 15 giugno.
Sembrerà comico e autoreferenziale, ma in una delle migliori redazioni in cui ho lavorato, ogni volta che il piano editoriale del nuovo numero era pronto – uno schemino e nulla più, che indicava cosa sarebbe finito in ogni pagina – il nostro direttore sentenziava: “E mo tocca riempillo”. Era allora che arrivava la parte difficile. Trovare un contenuto valido, accattivante, diverso dagli altri. Qualcosa che faceva sì che lo spettatore/lettore, anche quel mese, scegliesse noi.
Ecco: il cinema il 15 giugno sarà aperto. E mo tocca riempillo.
15 giugno: chi sarà il più coraggioso?
La notizia è arrivata dalla conferenza stampa di Giuseppe Conte, ma nessuno di noi sa chi sarà il primo, coraggioso distributore in Italia a far accendere le luci dei proiettori. Siamo emozionati solo a scrivere la frase, e trepidanti di curiosità. Perché le difficoltà ci sono, non possiamo negarlo e siamo i primi ad elencarle, ma gli schermi sono pronti e noi non possiamo nascondere che la sala è il luogo che più ci è mancato durante queste fasi 1 e 2.
Di titoli papabili ce ne sono moltissimi, sia blockbuster che film più piccoli, addirittura film d’autore come il nuovo di Nanni Moretti. E i film sui quali il Festival di Cannes ha “messo il cappello”, che tanto non potranno essere selezionati altrove in anteprima mondiale.
Non è detto che il primo sia un distributore italiano, potrebbe trattarsi du una major a stelle e strisce. Noi chiediamo solo una cosa: sorprendeteci.
Perché la prima domanda che ci sale alla mente è “chi sarà colui che porterà il suo film in sala, in una finestra ormai affollata, sapendo che non potrà ottenere il massimo degli incassi vendendo meno biglietti?”. D’altro canto, i film potrebbero avere una vita più lunga in sala, tutto dipende da come si deciderà di gestire la cosa.
I disagi di una riapertura il 15 giugno
Molti esercenti si lamenteranno: solitamente non è la data migliore, quella del 15 giugno. Poche settimane, giusto un paio, poi molti di loro sono soliti affiggere la cara vecchia insegna “chiusura estiva”. La stagione cinematografica, alle porte del solstizio d’estate, è ben giunta a termine. In passato si è tentato invano di allungarla: in Italia non funziona. Si fanno uscire un paio di cinecomic, magari meno attesi, e poi tutti quei titoli in catalogo acquistati chissà in quale pacchetto multiplo insieme al film che ha fatto la differenza degli incassi in inverno. A volte fra questi titoli ci sono delle autentiche perle, di cui però solo i cinefili veri fruiscono in sala.
E poi ci sono tutte le spese da sostenere – auspichiamo aiuti statali per la sanificazione, come è già stato per le chiese, anche per cinema e teatri – che non sono poche. Personale da mettere a salvaguardia delle distanze di sicurezza, anche a proiezione iniziata, dotate di adeguati dispositivi, garanzie per la sanificazione e la salvaguardia della salute di tutti i dipendenti, oltre che dei visitatori.
Spese altissime a fronte di incassi di circa un terzo: non si potranno, nella maniera più assoluta, riempire le sale. Il che richiede davvero coraggio da parte di chiunque voglia dare un segnale positivo, un segnale di ripartenza, distribuendo il primo titolo il 15 giugno.
Però…
C’è un però: quest’anno tutto è diverso e potrebbe continuare ad esserlo. Non ci saranno lunghe code per andare al mare; con le nuove norme a noi francamente passa la voglia. Alcuni non andranno in vacanza, vuoi perché devono riprendere il lavoro, vuoi perché si sono messi in ferie forzate durante il lockdown, vuoi perché la produzione deve recuperare il tempo perduto. Vuoi perché alcuni non potranno proprio permetterselo. Restare in città comporta il trovare qualcosa da fare, soprattutto per i ragazzi che sono in vacanza dalla scuola, e che spesso costituiscono la grossa fetta di pubblico in sala.
Le concessioni di suolo pubblico facilitate potrebbero e dovrebbero riguardare anche le arene estive, una vera goduria in alcune località. E in città l’aria condizionata delle sale, spesso, è un modo per rinfrescarsi.
Lo sappiamo: vedere un film a distanza dagli altri non è il massimo. A meno che non siate come noi, che detestiamo anche chi mastica il pop corn troppo rumorosamente, chi guarda il cellulare durante la visione, chi parla tutto il tempo… Ma la sala ci è mancata moltissimo. Troppo.
Da parte mia – permettetemi nuovamente la prima persona – acquisterò online e in anticipo il biglietto di qualunque film si abbia il coraggio di distribuire in data 15 giugno. Perché voglio sentire l’odore della sala – e peccato non poter udire anche il rumore di un vecchio proiettore di pellicole – e stare appiccicata al grande schermo. Perché voglio dare un esempio e un segnale di positività.
Si torna a casa.